Non sono un appassionato dei tornei soprattutto per i 5/6 anni, ma mi adatto e cerco di inserirci i nostri obiettivi. A volte tendiamo ad abbracciare i tempi che la società ci impone, andare subito al fine senza tenere conto della progressione e dei reali tempi di maturazione dei bambini. Approfittiamo invece di questa esperienza, prendendola come momento di osservazione e valutazione della nostra programmazione, per capire meglio il bambino in un ambiente nuovo e valutarne l’apprendimento in una situazione meno protetta; mentre per il bambino rimane un momento di PURO GIOCO.
Il torneo si è svolto in diversi centri sportivi: Villazzano, Caldonazzo, Mezzocorona e Trento. È stata un’esperienza positiva, il gruppo è rimasto compatto dentro e fuori dal campo, ha saputo dimostrare entusiasmo e costanza rimanendo concentrato per le due ore di ogni singolo impegno e sinceramente per bambini di 5/6 anni NON È POCO. Sono stati accettati i risultati senza alcun problema e l’attenzione era rivolta alla partecipazione e non al risultato (i bambini ancora una volta insegnano). I commenti raccolti a fine partita lo testimoniano: “mi sono piaciute le partite perché abbiamo giocato tanto” oppure “mi piaceva quando il mister mi batteva cinque mentre uscivo” ed ancora “ci siamo proprio divertiti…anche a fare merenda” e molti altri... Fondamentale, per questi ragazzi, è il riconoscimento da parte del Mister “con qualsiasi prestazione” per far crescere la loro autostima, l’appartenenza al gruppo e la motivazione ad impegnarsi.
L’entusiasmo di questi piccoli calciatori dimostrato durante lo svolgimento dei vari momenti sportivi: triangolari 3x3 e partite di campionato 5x5, confermano le nostre scelte sull’impostazione dell’attività base; filosofia e concetti fondamentali come l’apprendimento del gioco calcio con un approccio ludico, partendo delle capacità del singolo, cercando di NON focalizzare la nostra attenzione sul risultato è condivisa ormai da tutto il gruppo dei mister e deve essere questo il marchio di qualità della nostra “Scuola Calcio Audace”.
Prima delle vittorie ci sono passaggi più importanti come l’imparare a muoversi, usare lo spazio, la coordinazione, la dimestichezza con il pallone, il riconoscere l’altro, l’aspetto del piacere giocando esprimendosi liberamente e così via. Solamente dopo, con il tempo e la maturità naturalmente, arriveranno gli aspetti legati all’agonismo. Altro aspetto per noi fondamentale è l’insegnamento dello stare in gruppo, il riconoscimento delle regole sociali, il rispetto dell’ambiente, l’impegno come quando si vuole raggiungere una meta, assumersi delle responsabilità anche con la semplice puntualità ad allenamenti e convocazioni per le partite.
Questi momenti di splendida condivisione sono stati importanti per creare gruppo, imparare le regole, vedere che i nostri obiettivi non devono valere solo sul campo ma durante gli spostamenti, nello spogliatoio e perché no, anche nel fare una merenda assieme. Duranti gli allenamenti le nostre proposte cambiano poco per il semplice motivo che il bambino deve capire bene il gioco/esercizio e l’importanza delle routine rassicura e lo fa sentire competente. Durante queste “piccole partite” i nostri ragazzi, sorprendendoci anche, hanno cercato di fare tanti passaggi (nulla di scontato per questa età), se riscontravano un ostacolo, cercavano una soluzione alternativa, tornando indietro e cambiando gioco sulla fascia opposta. Sono stati segnati più goal che subiti ed i vari goal sono stati messi a segno da diversi giocatori dimostrando di avere un piccolo principio di gioco di squadra. E tutto questo è stato un GRANDE TESORO per noi adulti che osservavamo.
Questo percorso lo possiamo considerare un INIZIO e come tale va confermato ed interiorizzato con i tempi giusti dell’apprendimento dell’età e della maturità delle stagioni calcistiche ovviamente.
Chiuderò con le parole del Psicoanalista Infantile D.W. Winnicott: “Per controllare ciò che è al di fuori, uno deve fare le cose, non semplicemente pensare o desiderare di farle, e fare le cose richiede tempo. Giocare vuole dire fare”.